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L’Acquedotto di Nepi non è romano

Ll’acquedotto di Nepi è un’opera di ingegneria idraulica realizzata tra il XVI e il XVIII secolo. Il primo tentativo di portare l’acqua dalla sorgente di Varano al centro abitato risale al 1559. Nonostante vari tentativi di architetti famosi come il Vignola, l’impresa non ebbe successo fino al 1673, quando il cardinal Giulio Spinola riuscì a far arrivare l’acqua sotto le mura della città. Tuttavia, il superamento del dislivello rimase una sfida fino all’inizio del XVIII secolo.

L'Acquedotto di Nepi

L’Acquedotto di Nepi

Nel 1702, su incarico del cardinale Giuseppe Renato Imperiali, l’architetto Filippo Barigioni e il mastro Giuseppe Bernascone ripresero e rielaborarono i progetti precedenti. I lavori, iniziati nel 1705, furono completati nel 1727 con la realizzazione della parte monumentale composta da 37 arcate su due livelli, alte circa 20 metri e lunghe 285 metri, che ancora oggi si possono ammirare.

L’acquedotto combinava classicismo romano e barocco, grazie alla perfetta sintesi voluta da Barigioni. Il sistema comprendeva vasche, canalizzazioni, chiuse e condutture sotterranee per circa quattro chilometri, riuscendo a garantire l’approvvigionamento idrico dell’intero abitato nepesino.

Questo acquedotto rappresenta non solo un’impresa ingegneristica ma anche un importante patrimonio architettonico e storico per Nepi, commemorato dalla fontana progettata da Barigioni nel Palazzo Comunale nel 1727. Ancora oggi l’acquedotto continua ad alimentare le fontane pubbliche della città.

L’acquedotto di Nepi presenta caratteristiche architettoniche particolarmente imponenti e raffinate, tipiche di un’opera che fonde classicismo romano e barocco. La struttura visibile, lunga 285 metri, si compone di 36 arcate disposte su due ordini (due livelli di arcate), con un’altezza massima di circa 20 metri. Si sviluppa in prossimità delle mura farnesiane del centro abitato, integrandosi con le fortificazioni cinquecentesche.

I pilastri che sorreggono le arcate, specialmente nella parte terminale dell’acquedotto, sono possenti e rinforzati da contrafforti che ne danno una pianta ottagonale, mentre gli archi superiori sono più esili. L’acquedotto supera un vallone scavato dal torrente Falisco con questi fornici monumentali, ispirati agli antichi acquedotti romani, creando un efficace sistema di superamento del dislivello.

L’architetto Filippo Barigioni, che completò l’opera nel XVIII secolo, realizzò un’opera che combina armoniosamente la funzionalità ingegneristica con elementi estetici espressioni dello stile barocco, visibili nell’intonacatura color giallo paglierino con bugnato in tufo locale agli angoli dei pilastri. L’acquedotto è anche commemorato dalla fontana posta nel Palazzo Comunale, opera dello stesso Barigioni.

In sintesi, l’acquedotto si distingue per:

  • Due ordini di arcate, lunghe 285 metri e alte circa 20 metri.
  • Pilastri con contrafforti ottagonali nella parte più monumentale.
  • Ispirazione all’architettura romana classica unita a elementi barocchi.
  • Impiego di materiali locali come il tufo e un’intonacatura caratteristica.
  • Funzionalità integrata con la struttura difensiva delle mura farnesiane.

Questa fusione di estetica e ingegneria rende l’acquedotto di Nepi un’importante testimonianza architettonica della Tuscia e del Lazio.

Archi con la neve, Nepi (Vt). © Foto di Federico Caramadre

Archi con la neve, Nepi (Vt). © Foto di Federico Caramadre