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L’Armata Brancaleone
Una rilettura della storia in chiave nazional-popolare

Gran parte del celebre film di Monicelli è stato girato a Nepi. Le immagini di repertorio e le foto di scena ci raccontano di un luogo suggestivo, in parte ancora oggi visibile, che si è inevitabilmente trasformato nel corso del tempo. Ma andiamo per gradi.

L’armata Brancaleone è un film del 1966 diretto da Mario Monicelli. Tra i film più noti della commedia italiana e tra i capolavori del regista. Vincitore di tre Nastri d’argento, fu presentato in concorso al 19º Festival di Cannes

In un’Italia medievale famelica e stracciona, Brancaleone, soldato di ventura, vaga al comando di un’armata di velleitari e disperati ancor più malmessi
In sella ad un ronzino giallastro, Brancaleone da Norcia, cavaliere fanfarone e dai pochi meriti, guida un’improbabile compagnia di miserabili alla conquista del feudo di Aurocastro nelle Puglie, tra mille peripezie.

Lo interpreta uno straordinario Vittorio Gasmann, diretto magistralmente da un giovane Mario Monicelli, Age & Scarpelli, insieme a Gian Maria Volonté, Enrico Maria Salerno, Catherine Spaak (solo per citarne alcuni).

“Voi sapete chi io sia?”

“None!”

“Avrete sentuto, suppongo, lo nome di Groppone da Figulle, lo più grande capitan de Tuscia! …Ed io son colui che con un sol colpo d’ascia lo tagliò in due. Col mio nome stare attenti, lo mio nome est Brancaleone da Norcia”.
(tratto da “L’armata Brancaleone” di Mario Monicelli)

Nel 1966, “lo cavaliero” Brancaleone da Norcia e la sua compagnia di ventura entravano nella storia del cinema popolare italiano, protagonisti dell’indimenticabile capolavoro di fantasia “L’armata Brancaleone”.

Mario Monicelli girava il film nel viterbese, insieme a Vittorio Gassman, Carlo Pisacane, Catherine Spaak e Gian Maria Volonté, e ricostruiva in modo intelligente e originale un pezzo di storia italiana, in chiara polemica con la visione hollywoodiana del Medioevo.

Il successo del film, divenuto ormai un “cult” anche fuori i confini italiani, si deve alla struttura volutamente “sgangherata” ma soprattutto alle avventure farsesche e alla rielaborazione della lingua “postlatina-viterbese”, una trovata pirotecnica che si deve non solo a Monicelli, ma anche alla coppia di sceneggiatori che scrisse il copione insieme a lui, gli autori più famosi della Commedia all’Italiana: Age (Agenore Incrocci) e Furio Scarpelli.

“L’armata Brancaleone” non fu apprezzato solo dai critici cinematografici che lo premiarono con 3 Nastri d’Argento- ne vinse uno per le musiche di Carlo Rustichelli, un altro per la fotografia di Carlo De Palma e l’ultimo per i costumi di Piero Gherardi- ma anche da un pubblico di massa, che poi decretò il suo successo al botteghino (fu il terzo incasso della stagione).

 

Armata Brancaleone

Armata Brancaleone

Grazie a Monicelli, a Gassman, a Volontè e a tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questa commedia originale e sgangherata.

Brancaleone: Quella pallida ma appetibile chi è?
Teofilatto: Mia sorella.
Brancaleone: No, intendo quella a latere con la faccia di baldracca.
Teofilatto: Mia matre.
Abacuc: Ah!

Dialogo tra Teofilatto dei Leonzi (Gian Maria Volonté) – Brancaleone da Norcia (Vittorio Gassman)
dal film L’armata Brancaleone