Più che una chiesa, un mausoleo storico
La chiesa di San Biagio a Nepi è una delle più antiche della città, con origini risalenti alla metà del X secolo. Era parte di un complesso monastico benedettino femminile, dipendente dal monastero di San Ciriaco in Via Lata a Roma. La struttura originaria ha subito diverse trasformazioni nel corso dei secoli, ma ha mantenuto la sua planimetria unica ad aula. La chiesa è nota per la sua cripta dell’XI secolo con 24 colonne dai capitelli unici, gli affreschi del XIX secolo di Ludovico De Mauro e Domenico Torti, e il monumentale ciborio gotico del 1490 con decorazioni che richiamano la tradizione locale degli allevatori e mercanti di suini, riflessa nello stemma con una scrofa e un ramo di quercia. All’interno si trovano vari altari dedicati a santi importanti per la storia e la devozione locale, come San Tommaso da Villanova, Nicola da Tolentino, e San Giovanni Decollato. La chiesa ha inoltre una storia legata a un miracolo popolare con un’immagine della Madonna che ha salvato due mercanti in fuga da Costantinopoli durante l’invasione turca (chiamata “Madonna dei matti”). Nel 1560 il monastero fu abolito e le strutture annesse alla parrocchia di Santa Croce. L’accesso alla chiesa avviene tramite un portale che include materiali di spoglio di epoca romana, come un coperchio di sarcofago del III secolo d.C. La chiesa è considerata monumento secolare di interesse nazionale.
Informazioni storiche principali
- Risale alla metà del X secolo, collegata a un complesso monastico benedettino femminile.
- Menzionata per la prima volta in documenti del 921 e del 950.
- Subì lavori e trasformazioni tra XI e XIV secolo.
- Monastero abolito nel 1560, passata a parrocchia Santa Croce.
Aspetti artistici e architettonici
- Cripta con colonne dai capitelli diversi, risalente all’XI secolo.
- Affreschi ottocenteschi nella navata centrale di Ludovico De Mauro e Domenico Torti.
- Ciborio gotico del 1490 con decorazioni simboliche legate alla corporazione dei mercanti di suini.
- Altari dedicati a vari santi, tra cui San Giovanni Decollato con una tela della sua decapitazione.
- Portale con elementi di epoca romana.
Curiosità e leggende
- Legata alla “Madonna dei matti” per un miracolo popolare che salvò due mercanti in fuga da Costantinopoli.
- Simboli legati alla corporazione degli allevatori di suini presenti nelle decorazioni interne.
Questa combinazione di storia antica, arte medievale e rinascimentale, insieme a elementi di folklore, rende la chiesa di San Biagio un sito di grande interesse sia storico che turistico a Nepi.
La leggenda o tradizione principale legata a San Biagio, anche a Nepi, riguarda il suo ruolo di protettore contro i mali della gola. San Biagio, vissuto nel III-IV secolo, fu un vescovo e medico armeno noto per i suoi miracoli taumaturgici, tra cui quello di salvare un bambino che stava soffocando a causa di una lisca di pesce. Per questo motivo, nella tradizione popolare il 3 febbraio, giorno della sua festa liturgica, si usa la benedizione della gola, in cui il sacerdote incrocia due candele sulle gole dei fedeli per proteggerli da malanni.
Un’altra tradizione legata a San Biagio, presente anche nel contesto di Nepi, riguarda il suo culto come santo ausiliatore e taumaturgo, venerato per la sua capacità di guarire non solo malattie umane ma anche animali, e per la protezione degli agricoltori e allevatori.
In Nepi, la chiesa a lui dedicata è anche legata a una tradizione popolare sulla “Madonna dei matti”, che si collega a un miracolo di salvataggio di due mercanti in fuga da Costantinopoli durante un’invasione, suggestivamente connessa al contesto spirituale della chiesa stessa.
Quindi, la leggenda fondamentale e più diffusa rimane quella del santo taumaturgo protettore dalla soffocazione e dai mali della gola, celebrata con cerimonie rituali ogni 3 febbraio anche a Nepi.